Chi diceva, che fai, chi strillava, ‘ndo vai, ma è bastato un bel tuffo nel mare abruzzese del caldo Roseto per lasciarmi alle spalle un anno angosciante di tran tran cittadino. Nemmeno due passi fuori dall’acqua, che ritrovo il sorriso nel verde del giardino incantato, che la dolce Giannina innaffia con cura ogni santa mattina. Entrando la stanza profuma di bianco, con tutto ordinato e il bagno pulito. Ma ciò che di più investe il mio cuore è quel senso d’amore sincero che vive stampato sui volti gentili di quella sana, onesta e fiera famiglia. Al quadretto perfetto mancava la cena, che in fatto di cibo non guardo in faccia a nessuno. Mi siedo dubbioso e aspetto Marzietta, che la pasta a chitarra con sugo a polpetta era proprio divina come quella di nonna Luigina. Del secondo che dire, col pollo rivestito di sale ci sarei andato pure a dormire. Felice ma triste, lascio Giannina e il grande Sor Dante, pagando il dovuto pure troppo scontato.
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